segue dall'articolo precedente
i risponde che anche nel 1229 Federico II era più che mai in rottura con Gregorio IX, e, ciò nonostante, si credette che la fondazione della città fosse ugualmente possibile, volendola il Pontefice. Quando poi si pensa che nella cancelleria pontificia vi era di fatto Jacopo di Sinizzo, che in quella regia stava per cancelliere Gualtieri di Ocre, che nel Vescovado di Forcona sedeva Berardo di Padula, già incaricato della fondazione di Aquila dal 1229 e che Tommaso Mareri era un caro amico sia del Sinizzo che del Pontefice Innocenzo IV, pare vi fossero tutti gli interessi e tutte le possibilità per poter appianare il dissidio politico. Del resto, se per motivo del dissidio politico non poteva intervenire il Pontefice, non lo avrebbe potuto neppure Tommaso Mareri, essendo anche questi un guelfo, parziale del Papa, e, come tale, privato dei suoi dominii da Federico II, per esserne reintegrato da papa Innocenzo IV, e poi nuovamente da Calo I d'Angiò il 14 giugno 1266. Nè deve passarsi in silenzio che precisamente tra il 1253 e 1254 i Conti di Savoia e di Monfort brigavano per un accordo tra il Pontefice e Corrado, a chè questi venisse riconosciuto Re delle Due Sicilie; quindi era nell'interesse di Corrado stesso propiziarsi la grazia del Papa.
In quanto alle espressioni vaghe di antichi cronisti non aquilani, che la città fosse stata fondata per Reges, favente Rege Corrado, ecc. desse restano ugualmente vere e conciliabili, ammettendo la veracità di Buccio, poichè non sono antitetiche; nè bisogna insistervi in modo assoluto, restando sempre ovvio per un cronista di quel tempo affermare senza conoscere, che la tal Diocesi sia stata eretta dal Papa, e che la tal città sia stata fondata dal Re. Si giudica exassuetis.
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Resta dunque che la nostra città venne costruita per l'intervento del Papa e di Jacopo di Sinizzo presso Corrado IV, tra il 1253 e 1254.
I villici dei castelli (rusticorum adunata congeries) passarono tosto ad abitarla, stabilendo dentro i suoi limiti la nomenclatura dei paesi e delle parrocchie d'origine, e dividendola in quattro quarti principali: S. Maria di Paganica; S. Giorgio, oggi S. Giusta, S. Giovanni di Lucoli, detto più tardi S. Marciano; e S. Pietro di Coppito.
Con rapidità meravigliosa nel 1257 ne era già compiuta anche l'organizzazione politica, riuscendo eletto a primo Capitano di Giustizia Giovanni di Barattano. E siccome nel medio-evo non poteva considerarsi propriamente città quella che fosse priva della Cattedra vescovile, Alessandro IV, premuratore dallo stesso vescovo di Forcona Berardo, suo consanguineo, e dal maestro Angelo Cappellano Pontificio, secondò il desiderio degli aquilani con la bolla del 20 febbraio 1257. Vi si afferma che la grazia viene concessa agli Aquilani per l'amore che dessi avevano avuto di conquistare la libertà, per le sollecite loro gesta nell'alzarne le mura, per la loro fermezza e devozione verso la Chiesa Romana, e per la nuova costruzione del tempio in onore dei Santi Massimo e Giorgio, che egli dichiara Cattedrale della nuova città e del primo Vescovo di Aquila Berardo di Padula, già Vescovo di Forcona.
La bolla non fa alcuna allusione al supposto intervento imperiale in tutto questo ed esclude nel modo più categorico che la città fosse stata eretta contro il beneplacito della S. Sede; altrimenti il Pontefice non vi avrebbe trasferito la Cattedra Vescovile si celermente e con tanto entusiasmo, e molto meno avrebbe encomiato agli Aquilani per l'opera compiuta e per la loro devozione alla Chiesa Romana.
di P. Aniceto Chiappini (O.F.M.)
estratto dal Bullettino della R. Deputazione Abruzzese Di Storia PatriaAnno MCMXXXIX
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gli stemmi più antichi della città, oggi incastonati nella torre civica di palazzo Margherita
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