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L’aria era bellissima. Era il dono di pace che gli elementi offrono dopo le grandi tempeste. Dalla rupe, Akela poteva vedere perfino quelle cime lontane che raramente erano visibili. Una di quelle albe stupende che dona a qualsiasi creatura la sua giusta collocazione ed a tutte la calda sensazione di essere parte di un magnifico equilibrio.
Ma non questa volta. Dopo aver osservato l’orizzonte lontano, Akela abbassò gli occhi sulla sua valle. O meglio, su quello che ne era restato. L’inondazione del Grande Fiume aveva stravolto tutto. Mai in tutta la sua vita si ricordò di avere visto una catastrofe di tali proporzioni. Della valle, non era rimasta che la forma. Praticamente tutto ciò che la ricopriva era stata portata via dalla forza della piena. Pochi alberi erano sopravvissuti, sui quali piccoli animali terrorizzati avevano trovato scampo. Anche il branco aveva subito molte perdite. La piena era giunta inaspettata durante la notte, molti cuccioli riposavano nelle loro tane, e per molti di loro, così come per altri lupi adulti, non c’era stato scampo.
Ai piedi della rupe, ciò che rimaneva del branco guardava con occhi disperati il suo capo.Cosa fare, ora? Perfino i lupi più forti, veterani di tante battaglie, avevano occhi spenti, specchi dello sgomento che aveva devastato la loro anima, così come l’acqua aveva fatto con la valle.
Akela si sentì come se la rupe fosse sulle sue spalle, invece che sotto le sue zampe. Quegli occhi ferivano più delle zanne dei più feroci nemici. Ma la disperazione che attanagliava tutto era un lusso che Akela non poteva permettersi. Quegli occhi aspettavano. Quegli sguardi esigevano.Il Capo doveva decidere cosa fare.
La tentazione di lasciare tutto e portare il branco verso nuovi luoghi lontani era forte. Ma ce l’avrebbero fatta ? Pochi erano i lupi adulti rimasti, ed i cuccioli e gli anziani apparivano stremati oltre che impauriti.
E poi, abbandonare la valle.....
Da tempo immemorabile il branco di Seeonee abitava la valle, da sempre i padri raccontavano durante le calde notti estive, delle battaglie che i loro antenati avevano combattuto e vinto per mantenere il possesso di questo territorio.
La valle non era solo un luogo. Era il loro mondo.
Se ce l'avevano sempre fatta prima, ce l'avrebbero fatta anche questa volta.
Mentre Akela cercava qualcosa dentro di sé che si chiamasse coraggio, i suoi occhi allenati notarono qualcosa di strano ai piedi del sentiero che portava all'alto crinale della montagna, e da là, giù verso un'altra valle che i padri avevano deciso di non occupare. La valle dove si trovavano era sufficiente per il branco, non avevano bisogno di altro territorio. Che altre creature trovassero là luoghi adatti alle loro vite.
Da lontano sembravano piccole rocce scure, o forse zolle di terra, comunque non erano lì poco tempo prima. E certo la furia delle acque l'avrebbe trascinate lontano.
Erano cose nuove.
Seguito dagli occhi curiosi del branco, Akela si avvicinò al sentiero e prima di vedere, capì con l'olfatto cosa erano.
Anche loro durante le cacce abbondanti, seguendo l'istinto e gli insegnamenti dei vecchi lupi, sotterravano parte delle prede che sarebbero state vitali nei periodi difficili, negli inverni, quando la spessa coltre di neve invitava molti abitanti della valle ad un meritato e lungo riposo.
Ma queste prede ricoperte da terra fresca non erano le loro. Le loro si erano disperse come il resto delle tane.
Poi capì. Alzò gli occhi verso il crinale e per un attimo, un lunghissimo ed intenso attimo, incrociò gli sguardi dei membri del branco che abitava la valle lontana. Riconobbe il loro capo ed un riflesso automatico lo preparò alla lotta, così come tante altre volte lo aveva preparato al duello. Ma questa volta non era quel caso. Quelle prede donate avrebbero consentito al suo branco di sopravvivere in attesa che il tempo lenisse le ferite e che la valle ritrovasse il suo equilibrio naturale. I veri rivali si riconoscono dal grande rispetto che nutrono verso gli avversari. E quel branco, tante volte fronteggiato, aveva capito l'enorme disgrazia che si era abbattuta sui Seeonee.
Così come erano apparsi quegli occhi lontani, ma per un attimo così vicini, sparirono oltre il crinale.
Akela non ebbe neanche il modo di ringraziarli.
Ma di questo non si preoccupò.
Nel profondo del suo animo, lui sentiva che loro sapevano.
Ma non questa volta. Dopo aver osservato l’orizzonte lontano, Akela abbassò gli occhi sulla sua valle. O meglio, su quello che ne era restato. L’inondazione del Grande Fiume aveva stravolto tutto. Mai in tutta la sua vita si ricordò di avere visto una catastrofe di tali proporzioni. Della valle, non era rimasta che la forma. Praticamente tutto ciò che la ricopriva era stata portata via dalla forza della piena. Pochi alberi erano sopravvissuti, sui quali piccoli animali terrorizzati avevano trovato scampo. Anche il branco aveva subito molte perdite. La piena era giunta inaspettata durante la notte, molti cuccioli riposavano nelle loro tane, e per molti di loro, così come per altri lupi adulti, non c’era stato scampo.
Ai piedi della rupe, ciò che rimaneva del branco guardava con occhi disperati il suo capo.Cosa fare, ora? Perfino i lupi più forti, veterani di tante battaglie, avevano occhi spenti, specchi dello sgomento che aveva devastato la loro anima, così come l’acqua aveva fatto con la valle.
Akela si sentì come se la rupe fosse sulle sue spalle, invece che sotto le sue zampe. Quegli occhi ferivano più delle zanne dei più feroci nemici. Ma la disperazione che attanagliava tutto era un lusso che Akela non poteva permettersi. Quegli occhi aspettavano. Quegli sguardi esigevano.Il Capo doveva decidere cosa fare.
La tentazione di lasciare tutto e portare il branco verso nuovi luoghi lontani era forte. Ma ce l’avrebbero fatta ? Pochi erano i lupi adulti rimasti, ed i cuccioli e gli anziani apparivano stremati oltre che impauriti.
E poi, abbandonare la valle.....
Da tempo immemorabile il branco di Seeonee abitava la valle, da sempre i padri raccontavano durante le calde notti estive, delle battaglie che i loro antenati avevano combattuto e vinto per mantenere il possesso di questo territorio.
La valle non era solo un luogo. Era il loro mondo.
Se ce l'avevano sempre fatta prima, ce l'avrebbero fatta anche questa volta.
Mentre Akela cercava qualcosa dentro di sé che si chiamasse coraggio, i suoi occhi allenati notarono qualcosa di strano ai piedi del sentiero che portava all'alto crinale della montagna, e da là, giù verso un'altra valle che i padri avevano deciso di non occupare. La valle dove si trovavano era sufficiente per il branco, non avevano bisogno di altro territorio. Che altre creature trovassero là luoghi adatti alle loro vite.
Da lontano sembravano piccole rocce scure, o forse zolle di terra, comunque non erano lì poco tempo prima. E certo la furia delle acque l'avrebbe trascinate lontano.
Erano cose nuove.
Seguito dagli occhi curiosi del branco, Akela si avvicinò al sentiero e prima di vedere, capì con l'olfatto cosa erano.
Anche loro durante le cacce abbondanti, seguendo l'istinto e gli insegnamenti dei vecchi lupi, sotterravano parte delle prede che sarebbero state vitali nei periodi difficili, negli inverni, quando la spessa coltre di neve invitava molti abitanti della valle ad un meritato e lungo riposo.
Ma queste prede ricoperte da terra fresca non erano le loro. Le loro si erano disperse come il resto delle tane.
Poi capì. Alzò gli occhi verso il crinale e per un attimo, un lunghissimo ed intenso attimo, incrociò gli sguardi dei membri del branco che abitava la valle lontana. Riconobbe il loro capo ed un riflesso automatico lo preparò alla lotta, così come tante altre volte lo aveva preparato al duello. Ma questa volta non era quel caso. Quelle prede donate avrebbero consentito al suo branco di sopravvivere in attesa che il tempo lenisse le ferite e che la valle ritrovasse il suo equilibrio naturale. I veri rivali si riconoscono dal grande rispetto che nutrono verso gli avversari. E quel branco, tante volte fronteggiato, aveva capito l'enorme disgrazia che si era abbattuta sui Seeonee.
Così come erano apparsi quegli occhi lontani, ma per un attimo così vicini, sparirono oltre il crinale.
Akela non ebbe neanche il modo di ringraziarli.
Ma di questo non si preoccupò.
Nel profondo del suo animo, lui sentiva che loro sapevano.
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Il brano accompagna la comunicazione di Riccardo dell'avvenuto accredito di ben 6.000 euro da parte del Clan "Ruvidi" della Sezione di Pesaro.
Il racconto è toccante e la lettura è altamente consigliata.
Akela ringrazia dal profondo del suo animo.
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