“La città nuova si allieta della nuova fonte come del vecchio fiume. Chi osserva quest'opera egregia dia lode a tutto quanto avviene. Ma non ammiri l'opera. Ammiri piuttosto i promotori dell'opera, cui il lavoro e l'integrità morale consentirono di essere i fondatori dell'Aquila.”
Labor et probitas è il motto aquilano sicuramente più antico e più nobile; e ancor valido, di fronte ai problemi attuali. (Tratto da “Chi ha ucciso l'aquila bianca?” di Raffaele Cusella, edito dalla Nuova Industria Poligrafica Aquilana nel maggio 2009). L'epigrafe è sotto lo stemma della Rivera, al centro della facciata centrale della fontana delle novantanove cannelle (foto: seconda riga, a dx).
Nelle foto a seguire: via Tancredi da Pentima, che costeggia un tratto delle mura medievali, con esempi di arte ingneresistica dei VVFF, borgo Rivera, un arco di un muro diruto, il complesso del convento dei frati di Santa Chiara, gli effetti del terremoto, un abete a quattro punte.
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